La zona occidentale del Biellese è resa unica in Europa per la sua particolare origine geologica. Infatti nel Pleistocene inferiore (2,58 Ma – 780.000 anni fa) ha inizio la discesa dell’imponente ghiacciaio Balteo dalla Valle d’Aosta verso la pianura. La sua opera di accumulo di detriti ha creato nei millenni l’anfiteatro morenico, che vede il suo tratto più antico ed esteso nella Serra, che segna il confine naturale tra Biellese e Canavese (Ivrea, provincia di Torino). Sul lato biellese sono molti i torrenti che hanno trasportato e trasportano tuttora, i sedimenti del ghiacciaio verso la pianura, come l’Ingagna, l’Elvo, il Viona o il Cervo. Tra i sedimenti vi è l’oro, di cui abbondava la zona della Bessa, lungo il corso dell’Elvo, in epoca romana. Proprio i romani, tra il II e il I secolo a.C., hanno iniziato lo sfruttamento dei giacimenti auriferi, estraendo enormi quantità di pietre dal torrente e creando i famosi “cumuli”. Se allora ciò che l’Elvo restituiva erano consistenti pepite, oggi l’oro è ancora presente, sotto forma di pagliuzze. Non è raro dunque affacciarsi da uno dei ponti sull’Elvo in questa zona e scorgere un cercatore che con piatto, setaccio e stivali si allena pazientemente per poter poi partecipare alle competizioni internazionali che si tengono annualmente a Victimula, l’antico insediamento romano.